Spolette italiane su bombe inglesi???
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Re: Spolette italiane su bombe inglesi???
...andiamo avanti...
Nel periodo successivo al primo conflitto mondiale, e prima dello scoppio del secondo, i ricercatori dei due blocchi che andavano contrapponendosi, percorsero due strade distinte e separate nella progettazione delle spolette a lungo ritardo.
I tedeschi presero la strada delle spolette elettriche o armate elettricamente e con lunghi ritardi meccanici ad orologeria, antimanomissione oppure antidisturbo.
Le spolette ECR ( Electrical Condenser Resistance) furono sviluppate dalla Rheinmenthall nel 1930, dall' Ing. Hubert Ruhlemann e vennero subito sperimentate sul campo durante la Guerra Civile spagnola; le spolette elettriche a differenza di quanto si puo' pensare, sono piu' sicure nell'impiego, nel funzionamento e soprattutto, sono 3 volte piu' economiche da produrre delle omologhe meccaniche.
La spoletta per bomba d'aereo a lungo ritardo ad orologeria N°17, in diverse letali versioni, è stata impiegata nel 1940, a seguito delle notizie di operazioni di rimozione delle spolette da bombe inesplose, effettuati da personale del Bomb Disposal inglese il 17 Agosto dello stesso anno, a Bristol, riuscirono a rimuovere anche una di queste pericolose spolette da una bomba inesplosa.
La spoletta aveva un circuito di armamento elettrico che mediante una carica pirica, dopo l'impatto, attivava il meccanismo ad orologeria, che ne permetteva l'esplosione dopo un tempo variabile da 1 ad 80 ore con un'accuratezza del 10%; ve ne erano diverse varianti, inclusa quella che veniva montata sulla bomba volante Hs193 o sulle bombe di grosso tonnellaggio (SC100-PC1000-BSB1000) che invece si armava per sfilamento di una coppiglia metallica e aveva un ritardo di funzionamento da 3 a 135 minuti dopo l'impatto, con un'accuratezza del 10%.
Simultaneamente, i tedeschi svilupparono un congegno ausiliario per proteggere la spoletta dalla manomissione, ovvero dalla rimozione o svitamento dal corpo bomba.
Era detto ZUS 40 e ve ne erano diversi modelli differenziati tra loro solo per piccoli dettagli e per i materiali costituenti.
Una volta avvitata nel corpo bomba la spoletta, con il dispositivo nella parte inferiore, non poteva essere rimossa, perche' lo Zus 40 semplicemente provocava l'esplosione della bomba stessa.
Altra via percorsa dai tedeschi erano le spolette antidisturbo che erano concepite per far detonare la bomba, dopo l'impatto, al minimo spostamento della bomba o tentativo di rimuovere la spoletta dal suo alloggiamento.
Tutti questi sistemi erano ideati per provocare il terrore, impedire il disinnesco di eventuali ordigni inesplosi ed infine colpire il personale qualificato che svolgeva anche opera di intelligence sul campo.
...continua...
francesco
Nel periodo successivo al primo conflitto mondiale, e prima dello scoppio del secondo, i ricercatori dei due blocchi che andavano contrapponendosi, percorsero due strade distinte e separate nella progettazione delle spolette a lungo ritardo.
I tedeschi presero la strada delle spolette elettriche o armate elettricamente e con lunghi ritardi meccanici ad orologeria, antimanomissione oppure antidisturbo.
Le spolette ECR ( Electrical Condenser Resistance) furono sviluppate dalla Rheinmenthall nel 1930, dall' Ing. Hubert Ruhlemann e vennero subito sperimentate sul campo durante la Guerra Civile spagnola; le spolette elettriche a differenza di quanto si puo' pensare, sono piu' sicure nell'impiego, nel funzionamento e soprattutto, sono 3 volte piu' economiche da produrre delle omologhe meccaniche.
La spoletta per bomba d'aereo a lungo ritardo ad orologeria N°17, in diverse letali versioni, è stata impiegata nel 1940, a seguito delle notizie di operazioni di rimozione delle spolette da bombe inesplose, effettuati da personale del Bomb Disposal inglese il 17 Agosto dello stesso anno, a Bristol, riuscirono a rimuovere anche una di queste pericolose spolette da una bomba inesplosa.
La spoletta aveva un circuito di armamento elettrico che mediante una carica pirica, dopo l'impatto, attivava il meccanismo ad orologeria, che ne permetteva l'esplosione dopo un tempo variabile da 1 ad 80 ore con un'accuratezza del 10%; ve ne erano diverse varianti, inclusa quella che veniva montata sulla bomba volante Hs193 o sulle bombe di grosso tonnellaggio (SC100-PC1000-BSB1000) che invece si armava per sfilamento di una coppiglia metallica e aveva un ritardo di funzionamento da 3 a 135 minuti dopo l'impatto, con un'accuratezza del 10%.
Simultaneamente, i tedeschi svilupparono un congegno ausiliario per proteggere la spoletta dalla manomissione, ovvero dalla rimozione o svitamento dal corpo bomba.
Era detto ZUS 40 e ve ne erano diversi modelli differenziati tra loro solo per piccoli dettagli e per i materiali costituenti.
Una volta avvitata nel corpo bomba la spoletta, con il dispositivo nella parte inferiore, non poteva essere rimossa, perche' lo Zus 40 semplicemente provocava l'esplosione della bomba stessa.
Altra via percorsa dai tedeschi erano le spolette antidisturbo che erano concepite per far detonare la bomba, dopo l'impatto, al minimo spostamento della bomba o tentativo di rimuovere la spoletta dal suo alloggiamento.
Tutti questi sistemi erano ideati per provocare il terrore, impedire il disinnesco di eventuali ordigni inesplosi ed infine colpire il personale qualificato che svolgeva anche opera di intelligence sul campo.
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francesco
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L'arte è scienza, non si improvvisa e non si accontenta di qualunquistiche e superficiali approssimazioni, anzi richiede un duro e sistematico lavoro.
Leonardo da Vinci
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Re: Spolette italiane su bombe inglesi???
Quindi se ho ben capito si tratta di ordigni che sganciati o rilasciati sul posto passavano per inesplosi mentre il loro innesco era programmato per esplodere in ritardo appunto usando una specie di timer chimico o elettrico poco costoso ed altamente efficiente , in piu anche difficilmente disinnescabile .
A questo punto è un dovere ed un onore rendere omaggio alle persone che si dedicarono e si dedicano a mettere mano a queste trappole micidiali , signori avete il mio rispetto per il coraggio dimostrato , non ho nemmeno lontanamente l'idea di dove lo troviate perché non credo che sia una cosa che possono insegnarvi , probabilmente ci si nasce con una dote del genere.
A questo punto è un dovere ed un onore rendere omaggio alle persone che si dedicarono e si dedicano a mettere mano a queste trappole micidiali , signori avete il mio rispetto per il coraggio dimostrato , non ho nemmeno lontanamente l'idea di dove lo troviate perché non credo che sia una cosa che possono insegnarvi , probabilmente ci si nasce con una dote del genere.
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- wyngo
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Re: Spolette italiane su bombe inglesi???
...continua...
Gli inglesi svilupparono teorie diverse, costruendo una piccola serie di spolette particolari, detti pistol, che come caratteristica principale avevano l'assenza di parti esplosive, limitandosi ad essere il semplice congegno meccanico che interveniva mediante percussione su un detonatore precedentemente posizionato tra il corpo bomba e il pistol che veniva avvitato.
Nella serie di Pistol in servizio presso la RAF, tutti contrassegnati da un numero, stranamente, come per i tedeschi, quelli con il numero 7 finale erano a lungo ritardo chimico con la possibilita' di montare sistemi antirimozione.
Il primo è il N°17, con il corpo molto lungo e sottile, presentava un'armamento ad elica eolica durante la caduta, che rompeva una piccola ampollina di vetro contenente dell'acetone che agiva su uno o piu' dischi di celluloide, li scioglieva e liberava un percussore precaricato che, successivamente impattava sul detonatore, facendo esplodere la bomba.
Il Pistol N°17 aveva un ritardo variabile a seconda dei modelli, che andava da 30 minuti a 36 ore; era presente un sistema antisvitamento che mediante due sferette poste all'interno corpo del Pistol stesso, durante l'avvitamento prendevano posto in due recessi alla fine della filettatura, il successivo svitamento di un quarto di giro scomponeva il corpo del Pistol in due parti, liberando contestualmente il percussore e provocando l'esplosione della bomba.
Successivamente venne sviluppato anche un secondo Pistol, il N°37, a lungo ritardo chimico con dispositivo antirimozione, con funzionamento simile e con ritardi che pero' andavano da 30 minuti a 144 ore, valore impresso sul corpo del pistol inferiormente alla filettatura.
I ritardi variavano a seconda della temperatura in zona di impiego.
Alcuni altri modelli vennero sviluppati dagli inglesi anche con ritardi inferiori ad 1 ora.
...continua...
Francesco
Gli inglesi svilupparono teorie diverse, costruendo una piccola serie di spolette particolari, detti pistol, che come caratteristica principale avevano l'assenza di parti esplosive, limitandosi ad essere il semplice congegno meccanico che interveniva mediante percussione su un detonatore precedentemente posizionato tra il corpo bomba e il pistol che veniva avvitato.
Nella serie di Pistol in servizio presso la RAF, tutti contrassegnati da un numero, stranamente, come per i tedeschi, quelli con il numero 7 finale erano a lungo ritardo chimico con la possibilita' di montare sistemi antirimozione.
Il primo è il N°17, con il corpo molto lungo e sottile, presentava un'armamento ad elica eolica durante la caduta, che rompeva una piccola ampollina di vetro contenente dell'acetone che agiva su uno o piu' dischi di celluloide, li scioglieva e liberava un percussore precaricato che, successivamente impattava sul detonatore, facendo esplodere la bomba.
Il Pistol N°17 aveva un ritardo variabile a seconda dei modelli, che andava da 30 minuti a 36 ore; era presente un sistema antisvitamento che mediante due sferette poste all'interno corpo del Pistol stesso, durante l'avvitamento prendevano posto in due recessi alla fine della filettatura, il successivo svitamento di un quarto di giro scomponeva il corpo del Pistol in due parti, liberando contestualmente il percussore e provocando l'esplosione della bomba.
Successivamente venne sviluppato anche un secondo Pistol, il N°37, a lungo ritardo chimico con dispositivo antirimozione, con funzionamento simile e con ritardi che pero' andavano da 30 minuti a 144 ore, valore impresso sul corpo del pistol inferiormente alla filettatura.
I ritardi variavano a seconda della temperatura in zona di impiego.
Alcuni altri modelli vennero sviluppati dagli inglesi anche con ritardi inferiori ad 1 ora.
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Francesco
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Leonardo da Vinci
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Re: Spolette italiane su bombe inglesi???
Ragazzi, questo topic inizia veramente a sbalordirmi
Fra, hai mai pensato di scrivere un libro? Lo hai già fatto....?
Stikazzi, quante ne sai!
Fra, hai mai pensato di scrivere un libro? Lo hai già fatto....?
Stikazzi, quante ne sai!
Old1973
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- wyngo
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Re: Spolette italiane su bombe inglesi???
OLD1973 ha scritto:Ragazzi, questo topic inizia veramente a sbalordirmi
Fra, hai mai pensato di scrivere un libro? Lo hai già fatto....?
Stikazzi, quante ne sai!
...ciao Old...se mi si consente una battuta, i libri devono scriverli quelli forti davvero, come Fert oppure altri, dal lato diametralmente opposto, che potrebbero approfittare della stesura, per cercare di imparare almeno un po di umilta'...
Umorismo a parte, si tratta di dati che comunque sono gia' disponibili ampiamente e che per certi versi, si devono tenere sempre a mente quando si ha a che fare con determinati articoli ...con buona pace di chi crede che è un lavoro di routine, si lamenta per gli sgomberi e poi sentiamo parlare in televisione persone che non sono assolutamente qualificate a farlo, come i Sindaci/assessori/Comandanti vari e in particolare i comandanti dei Reparti militari , che non sanno distinguere una bomba a mano da una pigna, ma che sono sempre in prima fila davanti alle telecamere, mentre sono ben altri che fanno il LAVORO.
Comunque con i soliti amici di merende e supportati da questo Forum, nei tempi dei quali abbiamo il possesso, stiamo cercando di fare alcuni lavoretti ad uso della comunita'...
Nel frattempo una foto di specialisti all'opera... un Dream Team!
Ciao Francesco
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Re: Spolette italiane su bombe inglesi???
...continua...
Piccola precisazione...
I tedeschi avevano in servizio bombe che montavano le spolette sul corpo, ovvero trasversali, come da foto ( salvo piccole eccezzioni).
Gli inglesi invece salvo poche eccezzioni, avevano in servizio bombe con spolette montate anteriormente e posteriormente, ovvero di ogiva e di coda.
In questo caso, le spolette a lungo ritardo con congegni antirimozione, venivano montate in coda, per ovvi motivi...ovvero l'impatto garantiva l'adatta causa esterna che ne permetteva il funzionamento ma non era esposta all'urto direttamente, soluzione questa ripresa anche dagli americani, successivamente.
...continua...
Ciao Francesco
Piccola precisazione...
I tedeschi avevano in servizio bombe che montavano le spolette sul corpo, ovvero trasversali, come da foto ( salvo piccole eccezzioni).
Gli inglesi invece salvo poche eccezzioni, avevano in servizio bombe con spolette montate anteriormente e posteriormente, ovvero di ogiva e di coda.
In questo caso, le spolette a lungo ritardo con congegni antirimozione, venivano montate in coda, per ovvi motivi...ovvero l'impatto garantiva l'adatta causa esterna che ne permetteva il funzionamento ma non era esposta all'urto direttamente, soluzione questa ripresa anche dagli americani, successivamente.
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Ciao Francesco
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Re: Spolette italiane su bombe inglesi???
Interessantissimo!
Non mi pronuncio sui rischi di chi ha operato ed opera tutt'ora contro questi congegni...
Non mi pronuncio sui rischi di chi ha operato ed opera tutt'ora contro questi congegni...
Io (ne) ho viste cose che voi umani non potreste immaginarvi.
Navi da combattimento in fiamme al largo dei bastioni di Orione;
e ho visto i raggi B balenare nel buio vicino alle porte di Tannhauser.
E tutti quei momenti andranno perduti nel tempo come lacrime nella pioggia.
È tempo di morire. (Blade Runner)
Navi da combattimento in fiamme al largo dei bastioni di Orione;
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È tempo di morire. (Blade Runner)
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Re: Spolette italiane su bombe inglesi???
Ciao Centerfire...
Purtroppo un capitolo triste questo delle spolette a lungo ritardo con sistemi anti-rimozione, che ha portato in Germania nel 2011 ad un incidente che ha provocato la perdita di tre operatori, in un Land, ad opera di un'ordigno inglese.
A Monaco nel 2013, si è sfiorata la tragedia quando un'altro ordigno simile, è stato fatto detonare in tutta fretta, di notte , in un quartiere centrale, con qualche approssimazione nelle opere di protezione , provocando incendi sparsi e il danneggiamenti di molti edifici, ma fortunatamente senza feriti.
Santa Barbara, fortunatamente non è MAI in ferie!
In Italia ci sono state esplosioni spontanee di ordigni, interessati da lavori di scavo con mezzi pesanti, che non hanno provocato ne' vittime e nemmeno feriti ma solo qualche danno a linee ferroviarie o a terreni isolati...ma in particolare per la competenza e la preparazione degli operatori EOD e precedentemente degli artificieri d'artiglieria, che hanno sempre trattato questi pericoli con le dovute contromisure, facendo si' che la popolazione avvertisse solo i fastidi di uno sgombero o di limitazioni parziali di traffico o spazi aerei...una pagina come sempre, misconosciuta ai piu', in particolare perche', eccellenze come queste sono davvero invidiate da colleghi di paesi ben piu' quotati e blasonati, in questo campo, a livello mondiale.
Ciao Francesco
Purtroppo un capitolo triste questo delle spolette a lungo ritardo con sistemi anti-rimozione, che ha portato in Germania nel 2011 ad un incidente che ha provocato la perdita di tre operatori, in un Land, ad opera di un'ordigno inglese.
A Monaco nel 2013, si è sfiorata la tragedia quando un'altro ordigno simile, è stato fatto detonare in tutta fretta, di notte , in un quartiere centrale, con qualche approssimazione nelle opere di protezione , provocando incendi sparsi e il danneggiamenti di molti edifici, ma fortunatamente senza feriti.
Santa Barbara, fortunatamente non è MAI in ferie!
In Italia ci sono state esplosioni spontanee di ordigni, interessati da lavori di scavo con mezzi pesanti, che non hanno provocato ne' vittime e nemmeno feriti ma solo qualche danno a linee ferroviarie o a terreni isolati...ma in particolare per la competenza e la preparazione degli operatori EOD e precedentemente degli artificieri d'artiglieria, che hanno sempre trattato questi pericoli con le dovute contromisure, facendo si' che la popolazione avvertisse solo i fastidi di uno sgombero o di limitazioni parziali di traffico o spazi aerei...una pagina come sempre, misconosciuta ai piu', in particolare perche', eccellenze come queste sono davvero invidiate da colleghi di paesi ben piu' quotati e blasonati, in questo campo, a livello mondiale.
Ciao Francesco
L'arte è scienza, non si improvvisa e non si accontenta di qualunquistiche e superficiali approssimazioni, anzi richiede un duro e sistematico lavoro.
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Re: Spolette italiane su bombe inglesi???
...continua...
Per terminare il discorso dal lato inglese, ricordo che i perfidi figli di Albione ( che fa rima con ben altro ma io sono un signore... )avevano in servizio i Pistol gia' precedentemente descritti, il N°17 e 37 alloggiabili in coda in tutte le bombe a partire dalla 250 libbre del tipo General Purpose, fino alle 2000 libbre, del nuovo tipo Medium Capacity...curiosamente il numero 7 finale, caratterizzava anche le spolette a lungo ritardo, di ogni tipo, tedesche...uno strano filo conduttore!
Per evitare che le bombe inesplose o apparentemente tali, potessero essere disinnescate o semplicemente trasportate lontano dalle zone abitate o dal luogo dell'impatto, gli inglesi impiegarono anche la spoletta di naso, antidisturbo N°845, che a differenza dei Pistol a lungo ritardo con dispositivi antirimozione, era un congegno che comprendeva il sistema d'armamento meccanico, quello di funzionamento elettrico, un detonatore elettrico e il booster, necessario a provocare l'esplosione della bomba, in un'unico sistema.
Questa spoletta si armava meccanicamente con un'elica durante la caduta e dopo 20 secondi dall'impatto, armava un circuito elettrico alimentato da una batteria a secco da 1,5V, con un'interruttore a mercurio che, al minimo movimento del corpo bomba o al minimo tentativo di svitare la spoletta stessa, provocava l'esplosione della bomba.
Il Bomber Command inglese fin dalle prime fasi del conflitto, ordinava di armare i velivoli bombardieri, con precise percentuali di questi ordigni cosi' configurati, a seconda dei bersagli, con diversi ritardi di funzionamento, per seminare il terrore e impedire le operazioni di spegnimento incendi, soccorso ed eventuali operazioni di disinnesco di ordigni inesplosi.
Inoltre vi era l'ordine perentorio di sganciare le bombe cosi' configurate, in territorio nemico, anche se non si fosse riuscito a raggiungere alcun obbiettivo prefissato.
Fortunatamente, almeno per la Spoletta N°845 e poi per il Pistol N°17, queste vennero considerate pericolose per l'impiego dopo pochi mesi di guerra e dichiarate obsolete, dismettendole dal servizio, a differenza di altri ordigni impiegati a consumazione.
Ciao Francesco
Per terminare il discorso dal lato inglese, ricordo che i perfidi figli di Albione ( che fa rima con ben altro ma io sono un signore... )avevano in servizio i Pistol gia' precedentemente descritti, il N°17 e 37 alloggiabili in coda in tutte le bombe a partire dalla 250 libbre del tipo General Purpose, fino alle 2000 libbre, del nuovo tipo Medium Capacity...curiosamente il numero 7 finale, caratterizzava anche le spolette a lungo ritardo, di ogni tipo, tedesche...uno strano filo conduttore!
Per evitare che le bombe inesplose o apparentemente tali, potessero essere disinnescate o semplicemente trasportate lontano dalle zone abitate o dal luogo dell'impatto, gli inglesi impiegarono anche la spoletta di naso, antidisturbo N°845, che a differenza dei Pistol a lungo ritardo con dispositivi antirimozione, era un congegno che comprendeva il sistema d'armamento meccanico, quello di funzionamento elettrico, un detonatore elettrico e il booster, necessario a provocare l'esplosione della bomba, in un'unico sistema.
Questa spoletta si armava meccanicamente con un'elica durante la caduta e dopo 20 secondi dall'impatto, armava un circuito elettrico alimentato da una batteria a secco da 1,5V, con un'interruttore a mercurio che, al minimo movimento del corpo bomba o al minimo tentativo di svitare la spoletta stessa, provocava l'esplosione della bomba.
Il Bomber Command inglese fin dalle prime fasi del conflitto, ordinava di armare i velivoli bombardieri, con precise percentuali di questi ordigni cosi' configurati, a seconda dei bersagli, con diversi ritardi di funzionamento, per seminare il terrore e impedire le operazioni di spegnimento incendi, soccorso ed eventuali operazioni di disinnesco di ordigni inesplosi.
Inoltre vi era l'ordine perentorio di sganciare le bombe cosi' configurate, in territorio nemico, anche se non si fosse riuscito a raggiungere alcun obbiettivo prefissato.
Fortunatamente, almeno per la Spoletta N°845 e poi per il Pistol N°17, queste vennero considerate pericolose per l'impiego dopo pochi mesi di guerra e dichiarate obsolete, dismettendole dal servizio, a differenza di altri ordigni impiegati a consumazione.
Ciao Francesco
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Re: Spolette italiane su bombe inglesi???
Sperando di far cosa gradita e visto che causa brutto tempo non son potuto andare in spiaggia , ho impaginato il meglio della discussione in un PDF , lo trovate nel forum "Supporto monografie" .
Ovviamente se dovessero esserci aggiunte di rilevo sarà mia cura aggiornare il tutto.
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