...continuiamo...
E siamo arrivati agli Yankee...che da buoni ultimi approdarono alle spolette a lungo ritardo chimico con sistemi anti-rimozione, nel 1943.
Dopo lunghi studi e sperimentazioni, approdarono alla famiglia delle succitate , generando la serie di spolette M 123 che comprendeva la M 123, che veniva montata sulle 100 e 250 libbre, la M 124 che veniva montata sulle 500 e 1000 libbre e M 125 che veniva montata sulle 2000 libbre.
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Le spolette erano programmate per armarsi con un minimo di 100 piedi ( circa 350 metri ) di quota minima di caduta, avevano ritardi preimpostati di 1-2-6-12-24-36-72 ore, che erano impressi sul corpo della spoletta;
il funzionamento era dato da un solvente, acetone, che dissolveva in un dato tempo, dei dischi di celluloide che costituivano il collare di ritegno del percussore precaricato a molla, che quando risultavano disciolti, rilasciavano il suddetto percussore libero di impattare sul detonatore e provocare la detonazione della bomba.
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L'armamento era a mezzo di elica eolica che durante la caduta, avvitandosi nel corpo spoletta, rompeva l'ampolla di acetone, dando il via al ritardo preimpostato. L'impatto non aveva alcun effetto sull'armamento della spoletta.
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Il sistema era completato da un congegno antirimozione, identico a quello inglese; ovvero lo svitamento del corpo della spoletta portava ad una separazione interna della spoletta stessa, che liberava il percussore immediatamente, provocando l'esplosione della bomba.
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Il sistema antirimozione appena descritto sarebbe stato inefficace, se fosse stato possibile rimuovere la spoletta dal fondello della bomba, in altre maniere , ad esempio svitando gli adattatori o il fondello stesso dal corpo cilindrico della bomba.
Indi gli adattatori furono modificati e il fondello venne modificato con due perni ( detti locking pin ) che sporgevano all'interno della cavita' dove veniva fuso l'esplosivo, rimanendo cosi' saldamente ancorato al corpo bomba.
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Le bombe cosi' modificate potevano impiegare con sicurezza le spolette a lungo ritardo, con sistema antirimozione e vennero denominate AN-M, seguite dal modello di bomba, seguite dalla sigla A1.
Durante l'uso sul campo si scopri' che l'elica di armamento a 4 palette non era in grado di armare nel tempo e quota voluto, le spolette e ne venne approntata una nuova serie, la 123A1, con una nuova elica a 8 palette e miglioramenti nei materiali.
La spoletta alloggiava detonatore e booster ma questi venivano avvitati solo quando le spolette venivano montate e subito armate, ovvero poco prima di decollare.
La serie era considerata pericolosa da disarmare e vi erano precise disposizioni di sganciare il carico in territorio nemico o in acque profonde.
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Successivamente venne immessa in servizio una seconda serie di spolette a lungo ritardo chimico con antirimozione, la 132.
La serie comprendeva la M 132 per le 100 e 250 libbre, la 133 per 500 e 1000 libbre e la 134 per la 2000 libbre.
La spoletta aveva delle differenze, a partire dal tempo di ritardo che è solo di 16 minuti.
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Altre differenze dettate dalla precedente esperienza erano piccoli dettagli di sicurezza, tipo una clip che impediva il disassemblaggio accidentale e un pin rimovibile, che permetteva di ispezionare visivamente l'ampolla di solvente.
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Identiche precauzioni di sicurezza anche per le bombe armate con spolette della serie M132.
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Per completare la serie, cito la spoletta anti-disturbo M131, montata sulla bomba ad alto esplosivo a frammentazione M83, meglio conosciuta come Butterfly o bomba a farfalla, copia esatta delle omologa tedesca SD2.
Dopo l'uscita dal cluster o dal wafer, in sospensione sotto l'ala o pilone centrale, le alette controrotando svitano l'asta e armano la spoletta, che finisce di armarsi all'impatto. Ogni azione successiva provoca l'esplosione dell'ordigni.
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Gli americani consideravano le loro bombe a farfalla egualmente pericolose alle tedesche e avevano precisi ordini per cercare di evitare incidenti blue on blue, ovvero per mano amica. Non dovevano essere impiegate dove si presumeva ci dovesse essere imminente offensiva e a ridosso delle linee di confrontazione.
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...continua...
Francesco
L'arte è scienza, non si improvvisa e non si accontenta di qualunquistiche e superficiali approssimazioni, anzi richiede un duro e sistematico lavoro.
Leonardo da Vinci