2,8cm s.Pz.B.41 Schwere Panzerbuchse
2,8cm s.Pz.B.41 Schwere Panzerbuchse
Nella Seconda Guerra Mondiale l'esercito tedesco disponeva di bocche da fuoco in grado di mettere fuori combattimento ogni tipo di corazzato.
L'arma diede ottimi risultati in Russia,in Africa e in Italia, ma un ordine di Hitler ne interruppe la produzione.
L’intraprendente e originale Gerlich, si era molto interessato alle ricerche compiute tra il 1900 ed il 1904 da Karl Puft, il quale aveva dedotto dalle proprie esperienze che un proiettile sparato da una canna dall’anima conica avrebbe raggiunto una velocità in volo altissima.
Non era molto come inizio ma Gerlich si dedicò con passione alla soluzione del problema che avrebbe rappresentato l’ideale per ogni arma anticarro, un cannone piccolo, leggero e manovrabile in grado di mettere fuori uso anche il carro più mastodontico.
Gli inizi furono duri perché se le teorie di Puft erano chiari rimanevano oscuri i procedimenti pratici, come era possibile sparare da una canna conica un normale proiettile senza che questo si distruggesse o danneggiasse la canna stessa?
Vari furono i tentativi sino a quando Gerlich riuscì nella sua impresa, quella di costruire un proiettile che si deformasse senza che potesse danneggiare la canna o farla esplodere, ma quando fece la prova su una piastra da 15mm. e malgrado lo sparo fu regolare la piastra era pressoché intatta l’acciaio si disintegrò su di essa e questa volta il problema si presentò arduo in quanto l’originalità del sistema stava proprio nella possibilità di sparare piccoli proiettili a grande velocità che grazie all’enorme energia cinetica avrebbero dovuto perforare corazze molto più spesse rispetto ai proiettili pariclasse ma evidentemente il normale acciaio non era abbastanza resistente alla tremenda forza d’impatto contro una corazza nemica.
Vennero costruiti due tipi di proiettili uno in acciaio e l’altro in carburo di tungsteno, però il secondo avrebbe avuto un peso molto maggiore del primo e questo avrebbe presupposto una carica di lancio più potente che se destinata ad essere usata in un’arma che sparava proiettili d’acciaio avrebbe inevitabilmente fatto esplodere la camera di scoppio.
Ma Gerlich riuscì nel suo intento adottando un proiettile detto “a nocciolo indurito” composto di un involucro in acciaio normale al cui interno c’era un proiettile molto più piccolo in carburo di tungsteno mentre l’ogiva anteriore era in una lega di magnesio.
Quando colpiva il bersaglio l’ogiva si disintegrava e lo perforava con il nocciolo, in questo modo era stato risolto il duplice problema del peso e della capacità di perforazione.
Comunque la costruzione di un proiettile autodecalibrante era complessa e costosa perché composto da 5 parti, ogiva balistica in magnesio, risalto anteriore e posteriore in acciaio dolce che si sarebbe progressivamente appiattito progressivamente facendogli assumere il calibro definitivo, anima in carburo di tungsteno che permetteva vista l’enorme velocità 1.402 metri al secondo di perforare e il corpo del proiettile che conteneva l’anima in carburo di tungsteno.
Questo proiettile non poteva non interessare l’esercito tedesco e quando Gerlich si presento con un grosso fucile gli fu chiesto di realizzare un’arma più pesante di facile uso e spostamento anche solo da una coppia di soldati.
L’arma fu pronta nel 1939/1940 e fu denominato “Schwerer Panzerbuchse” ed incorporava numerose ed originali soluzioni.
La canna conica era fissata all’affusto con delle fasce stringitubo fornite di galletti a vite che permettevano uno smontaggio rapido, l’affusto formato da una piattaforma che sorreggeva le orecchiere nella parte superiore ed inferiormente una balestra trasversale a cui erano applicate due ruote.
Anche il brandeggio era semplicissimo eseguito direttamente impugnando due manopole che una volta puntata l’arma era sufficiente lasciare affinché scattasse un fermo che immobilizzava la canna nella posizione desiderata e infine la protezione per i serventi che era efficiente in quanto formata da una corazzatura a piastre distanziate.
Alle prove venne usato un proiettile pesante 1.305gr. che venne sparato alla velocità di 1.402 m/s e che perforò a 500 metri 66mm. di corazza a 0° e 52mm. di corazza inclinata di 30°.
Il primo modello di 2,8mm fu denominato sPzB 41
Venne prodotto in due forme , una provvista di grandi ruote e l’altra la versione speciale aviotrasportata provvista di piccole ruote.
E poteva essere installato anche su un mezzo in quanto anche estremamente leggero.
La prima distribuzione ai reparti avvenne in Africa Settentrionale nel 1941 e fu una sorpresa sia per i serventi sia per i nemici.
Era difficile credere che un cannone di dimensioni così ridotte era lungo 2.690mm. e largo 965mm. potesse mettere fuori combattimento mezzi che il cannone da 3,7cm. danneggiava a malapena. Inoltre la sagoma bassa (si potevano sfilare le ruote) rendeva difficile l’individuazione lasciando costernati gli inglesi che non riuscivano a localizzarlo.
Basti pensare che i temuti carri per fanteria “Matilda” se colpiti lateralmente potevano essere distrutti ad una distanza di 300 metri.
FINE PRIMA PARTE
Il cannone estremamente leggero poteva essere montato su un piccolo carrello autotrainato Installato su un autoveicolo Kfz 15, poteva essere facilmente sollevato dal veicolo e deposto al suolo per un impiego più ortodosso Versione con ruote grandi Versione con le ruote piccole
L'arma diede ottimi risultati in Russia,in Africa e in Italia, ma un ordine di Hitler ne interruppe la produzione.
L’intraprendente e originale Gerlich, si era molto interessato alle ricerche compiute tra il 1900 ed il 1904 da Karl Puft, il quale aveva dedotto dalle proprie esperienze che un proiettile sparato da una canna dall’anima conica avrebbe raggiunto una velocità in volo altissima.
Non era molto come inizio ma Gerlich si dedicò con passione alla soluzione del problema che avrebbe rappresentato l’ideale per ogni arma anticarro, un cannone piccolo, leggero e manovrabile in grado di mettere fuori uso anche il carro più mastodontico.
Gli inizi furono duri perché se le teorie di Puft erano chiari rimanevano oscuri i procedimenti pratici, come era possibile sparare da una canna conica un normale proiettile senza che questo si distruggesse o danneggiasse la canna stessa?
Vari furono i tentativi sino a quando Gerlich riuscì nella sua impresa, quella di costruire un proiettile che si deformasse senza che potesse danneggiare la canna o farla esplodere, ma quando fece la prova su una piastra da 15mm. e malgrado lo sparo fu regolare la piastra era pressoché intatta l’acciaio si disintegrò su di essa e questa volta il problema si presentò arduo in quanto l’originalità del sistema stava proprio nella possibilità di sparare piccoli proiettili a grande velocità che grazie all’enorme energia cinetica avrebbero dovuto perforare corazze molto più spesse rispetto ai proiettili pariclasse ma evidentemente il normale acciaio non era abbastanza resistente alla tremenda forza d’impatto contro una corazza nemica.
Vennero costruiti due tipi di proiettili uno in acciaio e l’altro in carburo di tungsteno, però il secondo avrebbe avuto un peso molto maggiore del primo e questo avrebbe presupposto una carica di lancio più potente che se destinata ad essere usata in un’arma che sparava proiettili d’acciaio avrebbe inevitabilmente fatto esplodere la camera di scoppio.
Ma Gerlich riuscì nel suo intento adottando un proiettile detto “a nocciolo indurito” composto di un involucro in acciaio normale al cui interno c’era un proiettile molto più piccolo in carburo di tungsteno mentre l’ogiva anteriore era in una lega di magnesio.
Quando colpiva il bersaglio l’ogiva si disintegrava e lo perforava con il nocciolo, in questo modo era stato risolto il duplice problema del peso e della capacità di perforazione.
Comunque la costruzione di un proiettile autodecalibrante era complessa e costosa perché composto da 5 parti, ogiva balistica in magnesio, risalto anteriore e posteriore in acciaio dolce che si sarebbe progressivamente appiattito progressivamente facendogli assumere il calibro definitivo, anima in carburo di tungsteno che permetteva vista l’enorme velocità 1.402 metri al secondo di perforare e il corpo del proiettile che conteneva l’anima in carburo di tungsteno.
Questo proiettile non poteva non interessare l’esercito tedesco e quando Gerlich si presento con un grosso fucile gli fu chiesto di realizzare un’arma più pesante di facile uso e spostamento anche solo da una coppia di soldati.
L’arma fu pronta nel 1939/1940 e fu denominato “Schwerer Panzerbuchse” ed incorporava numerose ed originali soluzioni.
La canna conica era fissata all’affusto con delle fasce stringitubo fornite di galletti a vite che permettevano uno smontaggio rapido, l’affusto formato da una piattaforma che sorreggeva le orecchiere nella parte superiore ed inferiormente una balestra trasversale a cui erano applicate due ruote.
Anche il brandeggio era semplicissimo eseguito direttamente impugnando due manopole che una volta puntata l’arma era sufficiente lasciare affinché scattasse un fermo che immobilizzava la canna nella posizione desiderata e infine la protezione per i serventi che era efficiente in quanto formata da una corazzatura a piastre distanziate.
Alle prove venne usato un proiettile pesante 1.305gr. che venne sparato alla velocità di 1.402 m/s e che perforò a 500 metri 66mm. di corazza a 0° e 52mm. di corazza inclinata di 30°.
Il primo modello di 2,8mm fu denominato sPzB 41
Venne prodotto in due forme , una provvista di grandi ruote e l’altra la versione speciale aviotrasportata provvista di piccole ruote.
E poteva essere installato anche su un mezzo in quanto anche estremamente leggero.
La prima distribuzione ai reparti avvenne in Africa Settentrionale nel 1941 e fu una sorpresa sia per i serventi sia per i nemici.
Era difficile credere che un cannone di dimensioni così ridotte era lungo 2.690mm. e largo 965mm. potesse mettere fuori combattimento mezzi che il cannone da 3,7cm. danneggiava a malapena. Inoltre la sagoma bassa (si potevano sfilare le ruote) rendeva difficile l’individuazione lasciando costernati gli inglesi che non riuscivano a localizzarlo.
Basti pensare che i temuti carri per fanteria “Matilda” se colpiti lateralmente potevano essere distrutti ad una distanza di 300 metri.
FINE PRIMA PARTE
Il cannone estremamente leggero poteva essere montato su un piccolo carrello autotrainato Installato su un autoveicolo Kfz 15, poteva essere facilmente sollevato dal veicolo e deposto al suolo per un impiego più ortodosso Versione con ruote grandi Versione con le ruote piccole
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[II][II]Cavolo Alpino pensa che non sono riuscito a trovare nessun disegno del proiettile e tu lo hai fisicamente [:P]
Complimenti bel pezzo.
Ciao Blaster i controcarri tedeschi erano per quanto ne so denominati Pak i tre modelli dell'autodecalibrante erano il sPzB 41 2,8cm.già citato, lePak 41 4,2cm. e il Pak 41 7,5cm.
[ciao2]
Complimenti bel pezzo.
Ciao Blaster i controcarri tedeschi erano per quanto ne so denominati Pak i tre modelli dell'autodecalibrante erano il sPzB 41 2,8cm.già citato, lePak 41 4,2cm. e il Pak 41 7,5cm.
[ciao2]
Sono il segretario del Gruppo Alpini del mio paese, quel poco che ho lo tengo in sede in modo che stia in un posto dove risalta ed è appropriato. Dato che il Gruppo Alpini è il centro morale della vita comunitaria, tutti sanno della mia passione e se trovano qualcosa va a me.
Chiedo scusa per l'OT.[^]
Cocis, le immagini dei proiettili le ho salvate, appena le trovo le posto.
Un saluto
Chiedo scusa per l'OT.[^]
Cocis, le immagini dei proiettili le ho salvate, appena le trovo le posto.
Un saluto